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I cinque punti deboli del decreto liberalizzazioni

Una delle critiche più diffuse ultimamente sul decreto liberalizzazioni di Monti è che quattro articoli del decreto su cinque sono volti a punire i comportamenti fraudolenti degli assicurati. Eppure, non sembra essere questo il vero problema dei costi fuori controllo del mercato assicurativo italiano. Molti esperti dicono che anziché colpire i clienti, bisognerebbe riformare l’offerta – non la domanda. Come? favorendo la nascita di agenzie plurimandatarie che potrebbero far uscire di fatto il mercato assicurativo italiano dallo stato di oligopolio che regna da anni, e riformando anche l’autorità di vigilanza.

I CINQUE PUNTI DEBOLI DEL DECRETO LIBERALIZZAZIONI
Il decreto liberalizzazioni, secondo molti, si basa su cinque presupposti che però portano ad un ragionamento molto debole:
1) I premi assicurativi italiani sono i più alti d’Europa.
2) I premi sono elevati perché il costo dei risarcimenti è elevato, dunque il problema deriva dalla domanda (i clienti).
3) Basta reprimere i comportamenti scorretti per far diminuire i costi per le imprese assicuratrici.
4) Non vi sono aspetti discriminatori nell’appartenere a una categoria “a rischio” per le assicurazioni.
5) E’ “normale” che l’aumento dei costi ricada direttamente sul prezzo delle polizze.

LE OBIEZIONI
La prima è che il ragionamento di cui sopra potrebbe filare se in Italia vi fosse un vero regime concorrenziale di libero mercato. In realtà, si tratta di un oligopolio, nel quale le compagnie possono giocare – specialmente in alcune zone d’Italia – sulla mancanza di concorrenza per imporre prezzi completamente fuori dall’ordinario.

La seconda è che spesso chi “truffa” ovvero elude i controlli con i contrassegni falsi (o non li espone del tutto), non lo fa per danneggiare la compagnia, ma perché la stessa impone premi talmente alti da essere inaccessibili e sproporzionati al valore del bene da assicurare.

L’ultima, è che se le assicurazioni non si prendono il rischio… che cosa fanno esattamente?

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