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Non risarcire il colpo di frusta? I medici si ribellano

Si apre un altro fronte di polemica sul decreto liberalizzazioni del governo Monti, e questa volta da parte dei medici. Ebbene sì, perché tra le disposizioni contenute nel decreto vi è anche quello che i danni fisici di lieve entità saranno risarciti solo se “dimostrati” tramite esami strumentali (ovvero con macchinari che ne rilevino la presenza) che certifichino il danno fisico.
Per molti danni “minori”, come ad esempio il colpo di frusta, il risarcimento dunque sarebbe eliminato, e così pure per un’altra serie di patologie.
Ecco perché i medici si sono opposti a questa norma ed hanno deciso di scrivere una lettera alla X commissione del Senato.

ACCERTAMENTI SUPERFLUI
La prima obiezione dei medici all’introduzione di questa norma è che le vittime di incidenti, pur di vedersi risarcite, sarebbero disposte a sottoporsi ad esami diagnostici che sono costosi e che spesso sono superflui, andando ad influire in modo pesante sui costi sanitari e soprattutto sulle tempistiche per gli esami clinici per coloro che ne avrebbero invece davvero bisogno.

In seconda battuta, quando gli esami clinici accertassero la patologia, le assicurazioni dovrebbero comunque pagare l’infortunato, con i costi maggiorati delle spese mediche sostenute. Spese che, oltretutto, non controbilancerebbero adeguatamente il numero diminuito di richieste di risarcimento.

Qualche esempio? I medici hanno anche stilato l’elenco dei possibili esami superflui, se non quando dannosi per la salute stessa del richiedente:

* Esame radiografico statico nelle tre proiezioni ortogonali ed eventualmente nelle proiezioni dinamiche per le prove di funzionalità del rachide cervicale, da eseguire in flesso-estensione forzata;
* Ecografia dei muscoli lunghi del collo
* Ecodoppler delle arterie vertebrali
* Esame cocleo-vestibolare
* Esame stabilometrico
* Esame elettronistagmografico
* Esame elettromiografico
* T.a.c. e R.m.n.
* Baropodometria

LA DISCRIMINANTE
Un altro aspetto da considerare è che la norma discrimina i poveri: se una persona non è in grado di sostenere in prima battuta i costi degli accertamenti medici, rinuncerà all’indennizzo e sarà così precluso dal potersi vedere riconosciuto un proprio diritto.

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